martedì 27 maggio 2008

Un futuro incerto, anzi no, incenerito - di Eva Melodia

Napoli brucia, Napoli combatte, Napoli soffre, in un momento che improvvisamente ci svela quanto sia profondo il disagio vissuto a più livelli da ogni strato della popolazione Italiana.

Vige la regola della confusione, del tutti contro tutti, tra balletti e can-can di politici che senza troppo pudore mentono pur sapendo in quanti non si berranno cotante menzogne, al solo scopo di far cassa con quelli che pur di semplificarsi la vita vorranno credere, non fosse altro che non hanno il tempo materiale, tra un pannolino e un mutuo da pagare, di indagare meglio.

Ma cominciamo dall'alba del 25 maggio. Si susseguono filmati e testimonianze che giungono solo a chi spulcia, attraverso canali di fortuna, talvolta youtube, talvolta google, sicuramente non grazie alle tv nazionali che mantengono il regime di omertà come strumenti di mafia. E' di rigore l'abito scuro, cioè imbellettare tutto.

Ciononostante, presto affiorano le testimonianze di chi ha visto le forze dell'ordine, manganellare due ragazzi e spingerli giù da un dirupo di 10 metri. Uno di questi, ieri, veniva citato come "grave ferito", mentre invece per fortuna così grave non è. Si è spaccato un piede ed è già pronto a denunciare l’accaduto riportato da più testimoni, secondo i quali, mentre tentava di salvarsi dal salto nel vuoto aggrappandosi alla sporgenza da cui dondolava, è stato oltremodo manganellato sulle mani senza troppe remore, come nei film. E come nei film è volato di sotto rischiando di rompersi il collo.

Molti italiani in queste ore, protestano mentre ricevono labili notizie, imprecando contro napoli e contro i viziati napoletani che si oppongono - creando gran scompiglio! -, ai siti di stoccaggio del pattume. Motivo del fastidio è sicuramente la sensazione di ingiustizia nel leggere questa resistenza da parte degli abitanti di Chiaiano, quando al contrario buona parte del resto della popolazione italiana si è dovuta inghiottire in silenzio la sua bella dose di discariche e senza neanche lamentarsi troppo.

Non si voglia qui sminuire il problema dei rifiuti, né negare la nobile accettazione di talune popolazioni rispetto ad altre, ma solo rilevare che i problemi non vengono mai da soli, e che una cattiva gestione di un problema, normalmente comporta una catena di eventi nefasti.

Così, mi verrebbe da invitare coloro che borbottano sul dovere dei napoletani di ingollarsi a loro volta il “loro” pattume, ad un atto di sana preoccupazione anche in merito al fatto che quando una protesta viene repressa con la forza, (violenza fisica, quando non diretto attentato alla vita), significa che gli strumenti democratici sono già diventati carta straccia, ventaglio per aria calda, qualsiasi sia la ragione con la quale si giustifica tale comportamento, rendendo di fatto la nostra democrazia solo un vestito, da tirare fuori nelle serate di gala.

La democrazia infatti è uno strumento, comunemente accettato, la cui efficacia è dimostrata in situazioni ordinarie, ma sopratutto in quelle straordinarie e non un plaid per le scampagnate della domenica da mettere da parte quando butta male. Negare questo significa semplicemente non avere alcuna cultura democratica, non essere democratici (o non vivere in uno stato democratico), e sarebbe bene quantomeno prenderne atto.

Oggi tocca ai napoletani con i siti di stoccaggio, domani chissà...

Certo è difficile immaginare qualche lobby intenta in una protesta democratica nella rivendicazione di un qualche diritto di classe, quindi la puzza di bruciato ovviamente vola veloce soprattutto verso il ceto medio basso, ma nella vita non si può mai dire, così come di sicuro non si sarebbe detto dell'Italia, che fosse possibile un simile scivolone repentino (per quanto annunciato) verso la detra estrema, l’intolleranza, la xenofobia, la corruzione dilagante e quanto di meglio ci si possa ricordare di avere letto anche solo in questi ultimi giorni sulla stampa ordinaria.

D’altra parte, a destra e a sinistra, i comandanti dell'armata Branca Leon, per lo più politici, e tanti (ma tanti) imprenditori, tuonano per la "tolleranza zero nel rispetto della legalità contro gli ostruzionisti".

Tra il pietoso ed il ridicolo, detto da gente le cui condanne non si contano più sul pallottoliere.

In prima fila la Signora Emma Marcegaglia che sbandiera sostegno al governo, su tutti i quotidiani nazionali.

Al lavoratore e contribuente medio probabilmente è pure sfuggito chi sia questa signora, che scopriamo essere stata eletta presidente di Confindustra, nonché amorevolmente chiamata dai colleghi "Signora di ferro". Ella infatti è stata eletta pochi giorni fa, portando una ventata di femminilità alla triste e grigia economia italiana. Noi "malfidenti di sinistra" però, ci siamo subito stupiti del lieto avvento e non credendo per nulla alla quota rosa, né tanto meno all'efficacia del completino Armani indossato dalla vincente, abbiamo minimamente indagato, chiedendoci chi fosse realmente la nuova, potentissima, donna, che guiderà il copioso flusso di denaro nazionale: ebbene, abbiamo scoperto che costei è portatrice di buoni consigli ed esperienza, ma soprattutto nel campo della combustione dei rifiuti.

Incredibile. Una coincidenza straordinaria.

La Marcegaglia SPA infatti è una azienda operativa nel settore degli acciai e della costruzione di impianti per la produzione di cdr e successivi termovalorizzatori.

Non è motivo di stupore quindi, che coerentemente, - come ogni industriale che si rispetti, in un mercato libero che si rispetti -, la Signora Confindustria si sia fin da subito lanciata nella difesa e promozione dei propri interessi e quelli di categoria (non sarebbe altrimenti motivabile una presa di posizione così amorevole nei confronti della linea dura del governo, o quantomeno altre motivazioni suonano poco probabili), nella speranza di una veloce rimozione degli ostacoli frapposti tra gli interessi degli industriali del pattume e quelli dei territori coinvolti dalle soluzioni teorizzate; allo stesso tempo però, ci si domanda come possa accadere che tutti gli altri interessi in campo, quelli anche ben più leciti e di valore collettivo e sociale, non vengano neppure considerati, e come il fine di favorire una sola fetta di mercato libero, possa andare a scapito dell'interesse pubblico violando le semplici regole della logica in maniera tanto evidente.

Il problema dei rifiuti in Italia è divenuto tale, solo quando ci si è resi conto di quanto fosse facile - e si ha ottenuto l'autorizzazione a - specularci sopra.

Nonostante l'assurdità implicita della speculazione su ciò che non è affatto un bene di consumo ma un interesse sociale, oggi il business del pattume fa girare soldi per ben 20 miliardi di euro (due terzi di sudata finanziaria), con tutto ciò che questo dato può comportare.

Sembra assurdo, eppure questa è esattamente l’Italia di oggi, che sopravvive mangiandosi letteralmente i rifiuti e morendo per essi: una nazione piegata dalle bugie dove si racconta con entusiasmo che si cercherà di applicare le 3R (dichiarazioni del Ministro Prestigiacomo di ritorno dal Giappone), dimenticandosi del fatto che le R del protocollo di Kyoto citate dal Giappone sono quattro, ed infilandoci la pratica dell'incenerimento che invece in una ottica orientata alla soluzione del problema, non è neppure lontanamente considerabile.

Al bar, i cittadini medi, con il quotidiano medio sotto il braccio, si raccontano vicendevolmente assurdità come la felice coesistenza nella stessa catena risolutiva del problema, riciclaggio e incenerimento i quali invece, in nessuna maniera, possono convivere sensatamente, il tutto coronando di insulti e diffamazione ogni voce eccelsa fuori dal coro.

Ma come stupirsi di questo: secondo il nostro ministro dell’ambiente, dimostratosi subito all’altezza, i parametri richiesti da Kyoto in relazione alla CO2 sono semplicemente troppo alti per l’Italia, motivo per cui pagheremo le nostre brave multe, non faremo nessuna riforma ad esempio in campo agricolo e continueremo così, in allegria, mangiando pizza alla diossina e respirando gas intestinali e di scarico.

La verità invece è che le 4R (riciclaggio, con riuso, riduzione e recupero), in pochi mesi comportano tranquillamente (in civiltà normodotate si intende), tra il 60% e 80% della produzione di rifiuti di una collettività, vanificando completamente la creazione di nuovi inceneritori. Non solo. Ovviamente la "termovalorizzazione" “termovalorizza” solo materia “termovalorizzabile”, che in soldoni significa “roba che brucia”, come carta e plastica. Anche solo per questo, le 4R rappresentano un processo in antitesi con la smania presa ai soliti noti di bruciare tutto.

Mentre le 4R fanno parte del ciclo di produzione, l'incenerimento rappresenta la fine di un non-ciclo, dove lo spreco in termini di energia è assoluto poichè il 20-35% di energia che un termovalorizzatore produce dalla combustione di materia non riciclata, non sarà mai pari all'energia richiesta per ricreare ex-novo i materiali bruciati, né tanto meno a quella sprecata in tutto il processo di smaltimento.

E ancora, ovviamente l'incenerimento è un processo inquinante. Anche con la favola delle nuove generazioni di inceneritori, la verità è che la materia non si distrugge con i fuoco (come si può crederlo? suona tanto di rito voodoo di purificazione), ma si trasforma (come invece sostengono fisica e chimica per principianti) in sostanze in questo caso tossiche, volatili, di cui si riesce a trattenerne solo una parte (l'altra verrà assimilata direttamente dai nostri polmoni e tessuti molli), e che andranno nascoste sotto lo zerbino (scorie da stoccare tanto per cambiare in siti, ma questa volta così tossiche da essere parificate alle scorie nucleari, e quindi non in comuni siti urbani), insieme a tutte le restanti schifezze che ci concediamo pur di continuare questo stile di vita a dire poco improbabile.

In ultimo, ovviamente, i termovalorizzatori e affini non impiegano praticamente nessuno, poichè si tratta di giganteschi robot, quasi completamente automatizzati, che trangugiano cubi di pattume, a 80/100 euro a tonnellata tutti destinati alla tasche degli azionisti di queste società che si vuole spacciare per salvifiche della nostra economia e che invece fungono da veri inceneritori di denaro pubblico. Al contrario le 4R, proprio perché fanno parte del ciclo di produzione, generano da subito lavoro, impiego, crescita economica reale, soprattutto nella zona di origine dei rifiuti, cosa assolutamente importante da ogni punto di vista.

Sarà per questi motivi banali, che anche se da anni ci raccontano quale salasso sia la spedizione in Germania dei nostri rifiuti dalla Campania a 250 euro a tonnellata per bruciarli (sottintendendo che avrebbe più senso bruciarli in casa, tenendoci tutti quei bei soldini), la Germania semplicemente nega in via ufficiale questa affermazione, dichiara di non bruciare quasi nulla di ciò che le inviiamo e spiega che al contrario, recupera pressoché l'intero pattume attraverso l’invenzione dell’acqua calda che sono le 4R. Alla fine, ci rivende pure il materiale recuperato dimostrando empiricamente quanto è stupido il nostro sistema.

Sarà sempre per queste banalità, che praticamente più nessuno costruisce termovalorizzatori, nessuno al mondo, tranne appunto l'Italia poiché l'intera costruzione per una produzione che è comunque sconveniente in termini economici, ambientali, lavorativi è completamente a carico dei cittadini grazie alle tasse per le finte energie rinnovabili imposteci dall’Enel con il bene assenso dei vari governi altalenanti.

Sarà forse sempre per questi motivi che il mondo ride di noi ed al contempo ci guarda con occhio seriamente preoccupato (basta leggersi qualche quotidiano straniero per capire realmente in che situazione versiamo), sopratutto l’Europa che in una ottica di gestione dei rifiuti, ritiene l’Italia il fanalino di coda, il peso morto, la zavorra ostinata.

Ristabilito l’ordine delle cose che vede i napoletani redenti almeno in parte, gli amministratori e la mentalità dell’”Italietta” da condannare, Resta il problema di Napoli, un delirio, una emergenza. “Che fare se non piantare tutto almeno per un po' dentro dei grossi buchi?” si chiede con apprensione la maggior parte di noi. Anche se infatti la nostra nazione di regge sulle gambe di volenterosi non avvezzi al facile sputar sentenze su quanto sia colpa di questo e quello, gente disposta a soffrire, a combattere, a difendere quel poco di giustizia che conosce, lo stesso ci si trova in uno stato di sconforto e perplessità che parrebbe paralizzarci.

Eppure la risposta viene spontanea! Che ne dite di cominciare subito con le 3/4 R che dir si voglia, come qualsiasi paese governato da gente dotata di intelletto farebbe?

I napoletani ed in particolare i quartieri coinvolti da questo disastro annunciato, non protestano - come invece molti credono e vorrebbero farci credere - per scampare il loro piccolo paradiso di "monnezza" sotto casa, ma perché sanno che Napoli non è Milano (e non è un demerito), che gli amministratori di Napoli non sono quelli di Torino, che i politici a Napoli, hanno le mani in pasta con qualcosa che si chiama Camorra. Sono 16 anni che ne hanno le prove, non ci tengono a sperimentare ancora al buio. Molleranno solo quando avranno le garanzie che anche a loro verrà riconosciuto il diritto alla salute, a siti di stoccaggio fatti bene, nell’interesse pubblico mentre ora sanno solo che una discarica è quasi garanzia di malagestione, speculazione, diritti violati, silenzio stampa.

Sicuramente non tutti i campani, non sempre, hanno lottato per cambiare, alle volte taluni avranno contribuito a questa degenerazione, ma di fatto se la responsabilità gestionale deve ricadere esclusivamente sui cittadini, allora significa che gli amministratori non servono a nulla e che possiamo direttamente passare all’anarchia perché sarebbe uguale, se non, come suggerisce qualche modello teorico, addirittura meglio.

A Napoli hanno chiesto la differenziata da anni (è tutto documentato! Basta volersi informare!), gli rispondono picche da anni, come peraltro in moltissimi altri luoghi in Italia, dove il favorire gli interessi personali ci ha portati ad essere tutti fuori dai parametri Europei, e fermi ad una raccolta differenziata media che rasenta la vergogna.

Per questo a Napoli protestano. Protestano perché i siti scelti non sono adatti, sono posti sopra falde acquifere e fatti di materiali come il tufo, altamente permeabile, e benché si siano impegnati nello svolgere un eccellente lavoro per suggerirne altri con l'aiuto di emeriti esperti, tale lavoro, tali siti, non sono neppure stati presi in considerazione, a quanto pare per motivazioni "private" tra le quali è facile scorgere il nome di qualche boss. E invece prendono botte, vengono insultati, denudati della minima dignità, spacciati per terroristi ostruzionisti.

Insomma, non si capisce perché, non ci si spiega il per come.

Come è possibile che non si voglia vedere. Che si voglia credere senza informarsi. Che si voglia zittire così tanti civili che difendono i diritti sanciti dalla costituzione tra i quali il diritto alla salute, anche addirittura usando la forza in una nazione dove la democrazia è stata così sudata e i diritti così tristemente conquistati a suon di lotte e sangue.

E poi si scopre, che “bipartiINsanamente”, colui che era a capo della polizia durante il famigerato G8 di Genova (quelli che c'erano come me, hanno nel bene o nel male un ricordo indelebile come una cicatrice dolorosa impressa nella mente al sol dominare luoghi, fatti e persone), colui che incredibilmente era poi stato trasferito proprio a Napoli a fare il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti (già di per sé una meraviglia), il Dott. De Gennaro, è stato nominato capo dei servizi segreti.

Due giorni fa.

Il tutto dopo pochi giorni dalla firma di un decreto legge che sancisce la possibilità di apporre l'etichetta "Segreto di Stato" ad ogni cosa lontanamente coinvolta da interessi energetici, di cui non avremo quindi più alcun controllo, la cui garanzia di efficienza non sarà obbligo di nessuno riferirla ai cittadini, facendo di fatto cadere una coltre di fumo nero su nomi come ENEL, IMPREGILO, ITALCEMENTI e compagnia cantante.

E il cerchio si chiude. E il futuro è incerto, anzi no, se continuiamo così è già incenerito.

A conclusione, per chi come me cerca il bandolo di una matassa grossa ormai quanto una luna, si rende evidente ancora di più come una cultura ossessivamente specista non sia altro che la matrice dell’origine di tutti questi assurdi fenomeni, così palesi anche in semplici fatti di attualità, nel come evolve la società.

A partire dal concetto di “rifiuto” che solo esseri convinti di vivere nell’etere potrebbero avere teorizzato, a seguire con l’idea di stoccaggio del rifiuto, convinti che la terra e i suoi abitanti siano oggetti da usare per il proprio comodo immediato, per finire con il dilagare della violenza, tipico di esseri viventi sotto stress, le cui architetture sociali poggiano su ideologie falsate e alienate, è facile ritrovare il filo conduttore di una Umanità che si è persa, la cui occupazione continua è quella di trovare soluzioni a problemi che si è auto-inflitta usando sempre lo stesso modo di pensare antropocentrico che li ha causati.

L’evidenza di questo è sotto gli occhi di tutti, peccato che non sappiamo più vedere.

Non sappiamo neppure vedere che Chiaiano è una delle poche zone verdi rimaste a Napoli, e solo per questo andrebbe protetta con le unghie e coi denti, e non avvelenata di schifezze solo per non fare lo sforzo di riconoscere i propri errori concettuali o per avidità personali.

Così come non sappiamo vedere quanto siamo specisti e quanto solo questa sia la vera causa dell’apocalisse che ci stiamo tirando addosso.

Eva Melodia